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Il prato

  • Immagine del redattore: Luca Bartolacelli
    Luca Bartolacelli
  • 20 giu 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

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Lo vedi?

Un po’ più avanti. Si, quel prato.

Ecco, quel prato sono io. Anzi, è la mia vita.

Più precisamente è la mia vita passata. Quello che ho provato, respirato, sentito.

Le persone che ho incontrato, scontrato e salutato.

È tutto quello che ho cercato di essere,

quello che sono stato poi realmente, quello che ho voluto far credere.

Sono le bugie a fin di bene, le verità che hanno ferito e le vie di mezzo per sopravvivere.

Ci sono tutti gli orologi fermi buttati, le fotografie mosse, le storie della buonanotte.

Gli incubi di giorno, i falò spenti, le feste svuotate e la musica troppo alta.

Le lavagne cancellate male, i fiori regalati, i castelli di sabbia diroccati.

Ci sono le lettere mai spedite, le parole velenose invece andate a segno.

Tanti sorrisi, troppi addii, dolore e gioia.

Adesso stringi gli occhi e guarda là avanti.

Seduto in mezzo a quel prato a gambe incrociate, sono io.

Anzi, più precisamente è il mio presente.

Senza copione. Improvvisazione e scommesse.

E la linea dura che separa montagne e cielo

e si fa chiamare orizzonte,

è il mio futuro.

Vuoi aspettare qui con me l'arrivo della sera?


L. B.


 
 
 

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